Lo stress lavoro correlato è la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste.

A partire dal gennaio 2011 è obbligatorio per le aziende italiane effettuare una valutazione dello stress lavoro correlato, secondo il d. lgs. 81/08 che si rifà all’accordo europeo del 2004, sottoscritto dalle quattro maggiori organizzazioni europee (CEEP, UEAPME, UNICE e UTUC), volto principalmente a definire lo studio dei criteri di prevenzione di questo rischio. 

Come stabilito da ricerche scientifiche, lo stress non è di per sé una malattia, ma una condizione innescata dall’organismo umano a seguito di una sollecitazione esterna che comporta una serie di adattamenti che, se protratti nel tempo, possono diventare una vera e propria patologia. Lo stress lavoro correlato è ben distinto dal mobbing, ovvero la persecuzione messa in atto allo scopo di danneggiare chi ne è vittima fino alla perdita del lavoro, e dal burn-out, condizione stressante che colpisce soprattutto le persone che esercitano professioni d’aiuto.

Le categorie professionali maggiormente coinvolte

Lo stress lavoro correlato è un fenomeno che interessa tutte le tipologie di lavoratori e si  manifesta con maggiore frequenza in particolari professionisti quali medici, infermieri, poliziotti, assistenti sociali, insegnanti e autotrasportatori, categorie che quotidianamente operano in contesti con importanti responsabilità, disagi sociali, difficoltà comunicative, orari di lavoro difficili che nel lungo periodo incidono sull’equilibrio psico-fisico del lavoratore. 

Le cause più comuni

Tra le principali fonti di stress rilevate da medici e psicologi del lavoro, la cultura e la funzione organizzativa, con problemi legati alla comunicazione e alla prassi lavorativa, risultano tra i primi posti, seguite da assenza di obiettivi professionali, ambiguità nella definizione del ruolo, carichi di lavoro eccessivi, orari di lavoro pesanti e carenze infrastrutturali, come scarsa illuminazione, temperature disagevoli e spazi ridotti. 

Come prevenire lo stress lavoro correlato

Obiettivo principale nella valutazione di possibili cause di stress è non puntare ad individuare singoli casi, ma indagare nel sistema organizzativo nel suo complessivo, in modo da evidenziare problematiche all’interno di contesti più ampi. Questa modalità consente di intervenire partendo dall’alto, per operazioni top-down che siano più efficaci e risolutive nel lungo periodo. 

Esistono delle linee guida per la valutazione dello stress lavoro correlato, che suggeriscono, come prima fase di valutazione, di utilizzare questionari da somministrare a campione con l’obiettivo di individuare le aree potenzialmente più soggette a rischio e su cui intervenire con massima priorità. 

Chi deve effettuare la valutazione dello stress lavoro correlato

Secondo la legge 81/08 è lo stesso datore di lavoro ad effettuare la valutazione, con il supporto dei suoi collaboratori. Nel caso di assenza di competenze in tal senso, è consentito rivolgersi a professionisti esterni, che possono intervenire in azienda, sia in una fase di valutazione sia in una fase di consulenza successiva, che consenta di risolvere le problematiche evidenziate per un miglioramento della struttura organizzativa. Chiunque sia il valutatore della condizione di stress dei lavoratori in un’azienda, il datore di lavoro ne resta ad ogni modo il responsabile e il principale attore che, per legge, deve interessarsi delle condizioni di salute dei suoi lavoratori.

Figure coinvolte e sanzioni

Il datore di lavoro, infatti, può incorrere in sanzioni importanti, in caso di mancata valutazione dello stress lavoro correlato. Sono due i casi in cui si possono verificare le sanzioni: 

  • Per omessa redazione del documento di valutazione dei rischi, violazione art. 29, c.1, l’arresto da 3 a 6 mesi o ammenda dai € 2.500 a € 6.400;
  • Per incompleta redazione del DVR con omessa indicazione delle misure ritenute opportune al fine di garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza è prevista una ammenda da € 2.000 a € 4.000.

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